top of page
Search

Photographic stories: Salvo Orlando - A Wild Place

Updated: Dec 17, 2020

Ciao ragazzi, come annunciato le scorse settimane, continua la mia rubrica dedicata al mondo più riflessivo e sentimentale della fotografia di natura e paesaggio, sulle interpretazioni fotografiche dei fotografi ospiti del mio blog, sulla ricchezza dei loro racconti ed esperienze.

Sono entusiasta di ospitare il fotografo Salvo Orlando, un grande fotografo italiano di fama internazionale, che apprezzo e stimo per la sua continuità e ricerca fotografica, eccellenti doti artistiche e grande umiltà.

Ho chiesto a Salvo di scegliere una sua fotografia e descrivere il dietro le quinte, raccontandoci le emozioni sul campo tutt'ora percepite anche a distanza di tempo. Buona lettura e non dimenticate di iscrivervi alla newsletter per ricevere aggiornamenti.


 

Salvo Orlando - A wild place


Nell’Aprile di ormai 4 anni fa, insieme al caro amico Leonardo, ho realizzato un viaggio alla ricerca di luoghi selvaggi, la Patagonia è stata la nostra meta. Nonostante diversi sentieri solchino le vie attraverso i parchi naturali della Patagonia, luoghi come Torres Del Paine sono rimasti selvaggi e incontaminati.

Viaggiare zaino in spalla lungo i sentieri di questi parchi non è di per se un’impresa ardua, ma lo diventa quando a compiere quei sentieri è un fotografo, trasportare 25Kg di zaino per tanti chilometri dopo i primi giorni di cammino diventa una sorta di tortura per le nostre povere schiene. Ricordo che il nostro passo era più lento della maggior parte degli escursionisti, ma noi eravamo lì per osservare ogni piccola meraviglia che la natura era in grado di offrirci, credo che veramente in pochi abbiano affrontato questo trekking con tanta attrezzatura professionale al seguito.

Dopo qualche giorno speso tra cime di montagne maestose illuminate da albe dorate e fiumi impetuosi incidenti su valli rocciose, ci eravamo accampati con la tenda in attesa di poter esplorare il mattino seguente l’area chiamata Valle del Frances.







Aveva piovuto tutta la notte, mi ero svegliato diverse volte, un suono profondo come un rombo di tuono mi diceva che ero al cospetto di una natura selvaggia, erano piccole valanghe che si staccavano dalle montagne sopra di noi. Quella mattina ancora prima dell’alba, con un cielo scuro e carico di nubi, ci si incamminava per risalire la valle che ci avrebbe portato in un meraviglioso bosco di faggi australi.

Faceva freddo, era umido e di lì a poco iniziò a nevicare, risalire lungo il sentiero a me sconosciuto mi dava una bella sensazione di scoperta e nonostante il peso sulle spalle il mio passo iniziò a farsi più veloce, ad un certo punto mi resi conto di essere solo, avevo lasciato un po’ dietro il mio compagno, ma sapevo che era solo un po’ più giù lungo il sentiero. Quella mattina non c’erano escursionisti in giro, il brutto tempo sicuramente li aveva fatti desistere o magari pìù semplicemente l’orario scelto dai fotografi non corrisponde a quello dei camminatori.

In quegli attimi di solitudine, quando la neve iniziò a posarsi sulle foglie del bosco, iniziai ad avere la percezione di essere un tutt’uno con quell’ambiente, è stato un bellissimo momento di integrazione con la natura.

Sentivo il rumore di un fiume che con fragore si infrangeva sulle rocce, così iniziai a seguire quel suono. Mi muovevo lentamente in modo da non torcere neanche un rametto di quel luogo selvaggio, quel suono d’acqua mi chiamava a se, dopo pochi minuti di cammino, improvvisamente, il terreno sotto i miei piedi svaniva a pochi metri da me, avevo trovato delle gole dove il Rio Frances si incanalava con tutta la sua forza, formava una sorta di canyon nel bosco, ero al cospetto di madre natura in tutta la sua bellezza. Se chiudo gli occhi sento ancora quel suono nella mia mente, posso scorgere le ombre degli alberi dall’altra parte del bosco oltre il fiume, sento cadere la neve sul mio viso, è bellissimo.

Le poche foto che ho scattato erano limitate dalla mia posizione, non potevo muovermi in avanti ero sul bordo del crepaccio, non potevo muovermi indietro sarei stato inghiottito dal bosco. Le foto non rendono abbastanza, le sensazioni sono difficili da riportare in fotografia, ma so di certo che ricorderò ogni istante di quei momenti per tutta la vita.




Parlare di sensazioni ed emozioni regalate dalla natura selvaggia non è facile specie in questi giorni di quarantena forzata per il coronavirus, ma esorcizzare quest’ansia che ci pervade credo sia un buon modo per reagire.





 


Sponsored by


319 views0 comments
bottom of page